Un faccia a faccia un po’ informale e un po’ sostanziale. Di quelli che devono preparare il “tavolo” prima che il “tavolo” qualcuno lo sparecchi del tutto. Un incrocio che poi è un classico nelle trattative diplomatiche, tipo scopriamo le carte tra noi prima che le scoprano tutti con tutto quello che ne consegue. Con questo spirito, e non solo con questo, Giuseppe Conte ed Enrico Letta hanno dialogato fitto fitto a proposito delle Regionali di Calabria.
Rogna certo, ma anche prima ed esponibile piattaforma extracomunale sulla quale tarare un accordo strutturale e stratificato tra Pd e Cinquestelle. C’è anche il resto del circondario del centrosinistra cui tener conto, è chiaro.
Ma i due leader sanno fin troppo bene, è il loro mestiere del resto, che senza una loro preliminare intesa si va al “tavolo” un po’ come i soldati Usa in Vietnam. E sappiamo come è andata. Non a caso è stato Enrico Letta a sondare da subito quali sono le concrete e realizzabili intenzioni di Conte e del Movimento nuovo che si appresta anche formalmente a comandare. Conte non si è sottratto alla materia, né alla comprensione della vicenda. E infatti non ha esaltato né ideologizzato la partita, della serie siete più avanti voi del Pd nei territori e fate tranquillamente la prima mossa, la prima indicazione. Purché, unica condizione posta da Conte, non si tratti di un nome troppo “intraneo” alle dinamiche della politica locale sennò i conterranei del Movimento non si tengono e si mettono di traverso.
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