Sono circa 150 i carabinieri impegnati nell'esecuzione dei 31 provvedimenti. Le ‘ndrine di Cariati e Mandatoriccio (Cs), subordinate alla Locale di Cirò
CROTONE – E’ scattata alle prime ore di oggi una vasta operazione antimafia che sta interessando il territorio della provincia di Crotone, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, per disarticolare il sodalizio criminale denominato Locale di Cirò.
In particolare, circa 150 militari stanno dando esecuzione a un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di 31 persone, 26 in carcere e 5 ai domiciliari. Gli indagati sono stati rintracciati a Cirò Marina, Cirò, Umbriatico, Nova Siri (Matera) e Trieste. A due il provvedimento è stato notificato nelle Case circondariali di Catanzaro e di Ancona dove erano già detenuti per altri motivi.
Le indagini partite a giugno del 2019, costituiscono la prosecuzione dell’attività sfociata nell’operazione di polizia denominata “Stige” del gennaio 2018 ed hanno consentito di accertare come la Locale di Cirò avrebbe avuto la capacità di ricompattarsi mantenendo la sua operatività. Nell’attuale organigramma, sarebbero stati inseriti veterani e nuove leve del panorama associativo locale, che hanno potuto avvalersi, di familiari e/o conviventi di altri soggetti già detenuti, in quanto coinvolti in precedenti operazioni di polizia. Secondo le indagini. Una locale di ‘ndrangheta capace di controllare il territorio attraverso la forza intimidatrice, come dimostrato dai numerosi episodi estorsivi ai danni delle attività imprenditoriali/commerciali, con il chiaro intento di monopolizzare interi settori commerciali, mediante l’apertura di nuove realtà economiche gestite dagli affiliati, da loro familiari o da altri prestanome e alterare la libera concorrenza, anche violentemente, ponendo in essere delle vessazioni e delle intimidazioni estorsive, in particolare nel settore merceologico dell’ortofrutta.
La “bacinella”
I proventi delle attività criminali finivano nella cosiddetta bacinella a cui attingere per pagare gli affiliati, sostenere economicamente le famiglie dei detenuti e corrispondere le relative spese legali, nonché per garantire economicamente lo svolgimento delle nozze della figlia del capo della Locale di Cirò. Un gruppo che avrebbe avuto disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo. Accertata l’esistenza della n’drina “Giglio” inserita nella Locale di Strongoli (Kr), nonché delle ‘Ndrine di Cariati e Mandatoriccio (Ca), subordinate alla Locale di Cirò.
Il controllo dei porti e della pesca
Controllavano i porti di Cirò Marina e di Cariati mediante atti di concorrenza compiuti con minacce esplicite e implicite (queste ultime derivanti dalla notoria appartenenza alle famiglie ‘ndranghetistiche cirotane), al fine di ottenere, in regime di monopolio, il controllo dell’intera filiera del pescato e costringendo i pescatori a consegnare loro il pescato fresco ai prezzi imposti, a pescare solo le tipologie di pesce decise, tralasciando le altre. Gli elementi raccolti si sono basati su intercettazioni telefoniche e ambientali, sulle denunce delle persone offese, oltre che su riscontri connessi allo sviluppo di attività di osservazione e pedinamento. La polizia giudiziaria, all’atto della esecuzione della misura, ha effettuato perquisizioni personali e domiciliari. Deve evidenziarsi che il procedimento è in fase di indagini e che la ricostruzione sin qui effettuata è limitata al profilo cautelare. Tra le persone coinvolte anche un avvocato catanzarese, G.P.M., che è stato anche consigliere comunale.