Il vero nemico del Meridione non è la ‘ndrangheta, almeno non solo questa, ma i governi a partire dall’Unità d’Italia che hanno reso la criminalità pervasiva e forte e hanno sempre privilegiato il centronord. Ieri 12 luglio ho ascoltato la presentazione dell’ultimo libro di Gratteri “Non chiamateli eroi” presso la libreria Mondadori di Reggio Calabria.
Il magistrato, che ha affrontato molti argomenti, ha affermato che i motivi della disastrata sanità in Calabria sono gli autisti e gli uscieri che sarebbero diventati dirigenti, la mancanza di una centrale unica per gli acquisti e la corruzione. Dimentica che per decine di anni la spesa pubblica al Sud è stata inesistente, eccettuata qualche elemosina, e che ancora adesso, in campo sanitario, viene elargita con il criterio della spesa storica. Le regioni che hanno avuto di più continuano ad avere di più e di conseguenza sono più efficienti, quelle meridionali che hanno sempre avuto meno, continuano ad avere meno. Inoltre, la corruzione esiste anche al Nord, anzi è partita proprio dal Piemonte, ne sono stati artefici per primi Cavour ed i suoi compari.
Si pensi alle speculazioni sulle cartelle del debito pubblico, allo scandalo delle ferrovie regalate ai privati e poi ricomprate dallo Stato a prezzi esorbitanti e a tanti altri scandali finanziari. In tempi recenti basta pensare agli sperperi del San Raffaele, all’alta velocità ferroviaria, al Mose di Venezia, alla gestione delle autostrade. Tuttavia, chissà perché, gli unici a essere spreconi e mafiosi siamo noi meridionali, i calabresi in particolare.
Quando esisteva il Regno delle Due Sicilie eravamo lo stato preunitario con minore criminalità, col maggior numero di medici per abitanti, con il minore numero di morti per parto, dove si praticava la raccolta differenziata. Come siamo diventati dopo il 1860 brutti, sporchi e cattivi? Rifletta dottor Gratteri, riflettete miei conterranei prima di attribuire a noi stessi colpe che non abbiamo.