Tolta la scorta a Pino Masciari, l’imprenditore calabrese che denuncio i suoi usurai

Le sue denunce sono costate il carcere a diversi boss della ‘ndrangheta e viveva sotto scorta con la famiglia in Piemonte, fino alla revoca di oggi

COSENZA – Pino Masciari, imprenditore edile calabrese, uno dei primi e più importanti testimoni di giustizia, che da tempo vive in Piemonte, non avrà più la scorta, che è stata revocata anche ai suoi familiari, la moglie e i due figli. È quanto apprende l’ANSA da fonti vicine all’imprenditore. Le sue denunce sono costate il carcere a diversi boss della ‘ndrangheta. Dal 2010 è fuori dal programma, ma viveva comunque sotto scorta in una località segreta, fino alla revoca di oggi.

“Ho denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica – racconta Pino Masciari sul suo blog. La criminalità organizzata ha distrutto le mie imprese di costruzioni edili, bloccandone le attività sia nelle opere pubbliche che nel settore privato, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove essa è infiltrata, intralciando i rapporti con le banche con cui operavo. Non ho accettato le pressioni mafiose dei politici e del racket della ‘ndrangheta.

Il sei per cento ai politici e il tre per cento ai mafiosi, ma anche angherie, assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, pretese di regali di appartamenti e costruzioni gratuite, finanche acquisto di autovetture: questo fu il prezzo che mi rifiutai di pagare. Fummo allontanati dalla nostra terra per l’imminente pericolo di vita in cui ci siamo trovati esposti, insieme alla mia famiglia”.

 

“Il luogo in cui vivo, con la mia famiglia, è da tempo noto … se la logica non mi inganna – scrive Masciari in una lunga memoria inviata alla Prefettura di Torino – la sospensione del sistema tutorio dovrebbe voler dire che io e la mia famiglia non siamo più in pericolo o meglio che lo stato non ci riitiene in pericolo. Ricordo che la ‘ndrangheta non dimentica…non sarebbe accettabile che all’indomani di una eventuale tragedia sentirsi dire che non si era valutato correttamente il rischio perchè si tratta della vita delle persone! La ‘ndrangheta non è consueta notificare atti di archiviazione di volontà di vendetta ai diretti interessati quindi io, Pino Masciari, non ho modo di sapere quali siano le attuali intenzioni di rivalsa nei iei confonti. Sappiamo però bene tutti che la ‘ndrangheta aspetta proprio il momento in cui si è abbassata la guardia per colpire. Quindi quali elementi ulteriori dovrei fornire più di quanti non già in possesso delle autorità per confermare l’attualità delle posibili ritorsioni a danno mio e della mia famiglia?”

“Servono chiarimenti”

La revoca della scorta al testimone di giustizia “è una decisione di cui non sono note le motivazioni e che, anche nelle modalità di comunicazione, non tiene conto del difficile percorso che l’intero nucleo familiare ha dovuto affrontare da quando Pino Masciari decise di testimoniare contro la ‘ndrangheta”. Lo affermano Domenico Rossi e Sergio Sarno, consiglieri regionali in Piemonte del PD.

“Preoccupazione che aumenta ancora di più di fronte a diverse inchieste che dimostrano il forte radicamento proprio della ‘ndrangheta nella nostra regione – aggiungono – Riteniamo che lo Stato non debba mai abbandonare chi coraggiosamente mette a repentaglio la sua vita e quella dei suoi familiari per lottare insieme allo stato contro le mafie. Al contrario deve mettere in campo tutte le iniziative possibili e necessarie per tutelare questi testimoni preziosi. Ci auguriamo che siano chiarite al più presto le ragioni della decisione della revoca e che nel frattempo si faccia tutto il possibile per garantire la sicurezza di Pino e della sua famiglia – concludono Rossi e Sarno – Chiediamo al presidente della Regione Piemonte Cirio di attivarsi celermente presso il Prefetto di Torino con l’obiettivo di farsi carico della situazione della sicurezza della famiglia Masciari”.

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