Mentre oggi a Catanzaro, ma anche a Reggio, davanti al Palazzo di Giustizia, cittadini, associazioni e istituzioni si sono radunati per esprimere sostegno e solidarietà al Procuratore Gratteri, divenuto uomo simbolo di una Calabria che non si rassegna al predominio pervasivo della criminalità e del malaffare.
Ancora una volta un chiaro sintomo di un malessere ormai cronico, mentre la politica non riesce a coprire gli spazi che le competono e a indicare uno sbocco credibile e affidabile. Incapace di leggere il disagio, mediocre nella sua stessa rappresentatività, che si esprime plasticamente nelle candidature per il rinnovo del Consiglio regionale, che in altre situazioni avrebbero potuto trovare spazio con difficoltà nelle liste per il rinnovo dei consigli circoscrizionali dei più sperduti borghi di campagna calabresi. Una situazione che si esprime nella totale assenza dal dibattito elettorale della benché minima idea di cambiamento per far uscire la regione dallo stato di emarginazione e sofferenza in cui ormai da tempo versa. E credo che nelle prossime ore bisognerà trovare la forza e la lucidità per individuare una via d’uscita, malgrado la totale indifferenza anche del governo e della politica nazionale, presentatasi in questi giorni frettolosamente sul proscenio della campagna elettorale, con il suo volto più ipocrita, colpevole, opportunista inadeguato o inaffidabile.
Zingaretti, Orlando, Tajani, Meloni, Di Maio e lo stesso Salvini, hanno lasciato il loro messaggio di condoglianze sulle piazze calabresi, prima di concentrarsi nella ben più importante competizione emiliana, dove si giocano spezzoni di governo nazionale. Perché della Calabria non interessa alla grande politica e, al massimo, può essere oggetto di morbosa curiosità mediatica, quando in primo piano sono le maxi retate, le commistioni tra corruzione, toghe e sesso o le miserie di un intero consiglio comunale, che sembra invischiato in operazioni di piccolo cabotaggio. La Calabria che reclama il cambiamento con forza e determinazione sta da un’altra parte e ha serie difficoltà nel riconoscersi nelle proposte politiche che si confrontano in questa campagna elettorale. Callipo, Santelli, Aiello e Tansi sembrano totalmente fuori dal comune sentire dei cittadini calabresi e, per certi versi, sono anche estranei alle problematiche travagliate di questo territorio, per averlo vissuto solo marginalmente e senza precisi ruoli e responsabilità. Ma nello stesso tempo, con scarsa propensione e possibilità di incidere seriamente nella soluzione dei gravissimi e annosi problemi. E qui vanno riconosciute, senza sconti, le responsabilità di chi ha guidato e portato a questa disarmante situazione. Ripercorrendo con lucidità e senza visioni di parte almeno gli ultimi vent’anni di amministrazione regionale, la devastante politica in direzione della sanità, del turismo, dell’ambiente, dell’agricoltura, dei giovani e delle forti diseguaglianze.
In particolare sulle ultime due alternative gestioni regionali, legate da un comune filo conduttore, che ha trovato nella continuità amministrativa dell’apparato burocratico una delle cause dell’inconsistenza dell’azione politica e dell’aggravarsi della situazione complessiva in tutti i settori e del mancato sviluppo del territorio. Lo scenario che si prospetta oggi, al di là dello scontato successo della Santelli e della coalizione di centrodestra, prefigura una Regione ancora più bloccata nelle sue strutture burocratiche fondamentali. Con la sanità svenduta dal governo nazionale, in continuità tra Lega, M5S e PD e LEU, ad una gestione commissariale evanescente e nella morsa dissennata delle aziende territoriali, i collegamenti viari, ferroviari e aeroportuali da periferia del mondo civile, i servizi sociali, i rifiuti, la sicurezza e la difesa del territorio in balia dell’improvvisazione e dell’incompetenza, fra sprechi, collusioni e negligenze.
Ma è soprattutto il disorientamento sociale, la sfiducia, la paura, il rancore, la perdita di riferimenti e di certezze, caratteristiche di questi anni, che ha allontanato sempre di più la Calabria dal resto del mondo, facendone perdutamente la terra dell’abbandono e dell’oblio.
E su questo dovranno dire, con il voto, una parola chiara i cittadini calabresi.
(Vignetta di Domenico Loddo in arte Bafometto)