FATE PRESTO

Era il titolo a tutta pagina gridato dal quotidiano Il Mattino di Napoli, mercoledì 26 novembre 1980 a tre giorni dal tragico terremoto dell’Irpinia, che provocò 3000 morti e l’ira indignata del Presidente della Repubblica Pertini.

Fratelli di Crozza del 13 Novembre

Sono passati 40 anni da quei drammatici eventi e oggi il Paese vive con preoccupazione una condizione difficile ed estremamente complessa, dal punto di vista sanitario e sociale.

In questo contesto, ancora una volta, si distingue la situazione della Calabria. Ormai una nave nella tempesta. Senza nocchiero e senza punti di riferimento. In balia del suo fragile tessuto sociale ed economico, della sua claudicante architettura istituzionale, della sua maldestra e arruffona classe dirigente, della peggiore e opportunista compagine politica, della più famelica e spietata organizzazione criminale. La Calabria della fine di questo anno bisestile sta vivendo la stagione più difficile della sua storia recente e, mai come in queste ore, la sua immagine agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e internazionale è scivolata così in basso e ha toccato livelli di negatività inauditi, trovando terreno fertile nei mass media, che hanno risolto problemi di audience attraverso i truculenti servizi sulla sanità calabrese. Le incredibili performance di Cotticelli, Zuccatelli e Spirlì, perfino in versione Crozza, stanno facendo più danni dello stesso Coronavirus. Anche se l’eccentrico Nino Spirlì si è trovato maledettamente a dover interpretare un ruolo per lui totalmente inadatto e gravido di responsabilità mostruose. Malgrado il suo patetico tentativo di mascherarsi tra scialli avvolgenti, sciarpe tricolori, anelli, amuleti e collanine esorcistiche. E anche se, nell’attuale congiuntura istituzionale, la sua attività e quella della Giunta regionale dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione. Mentre fuori dalla Cittadella la situazione è esplosiva, paurosamente eccezionale e straordinaria.

 

Di chi la responsabilità, allora, di questo stato di cose in Calabria se non della politica?

Della politica nazionale e di quella regionale. Del Governo Conte e delle forze che lo sostengono, PD, M5S, IV, LEU, per aver piegato gli interessi della Calabria alle più ciniche logiche spartitorie di potere, mantenendo per oltre un decennio una gestione commissariale della sanità, che non è riuscita ad azzerare o a diminuire il debito finanziario e a portare i livelli essenziali di assistenza pari al resto del paese, incentivando se mai l’esodo dei calabresi verso le strutture sanitarie del Nord. E oggi per aver dato alla tragicomica vicenda del Commissario una soluzione pasticciata, che di fatto ha allargato il vuoto di potere nella sanità calabrese. Ma anche l’opposizione, Lega, FdI e FI, che in Calabria sono maggioranza, dimostra di considerare la Calabria solo un puro fastidio geopolitico, o una riserva indiana di consensi, mancando di proposte credibili e di uomini in grado di assumersi la responsabilità di portare in salvo la nave e tutto il suo carico di problemi irrisolti. In questo contesto il pensiero della politica, a Roma come a Catanzaro, è ottenebrato solo dalle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale e per l’elezione del successore di Jole Santelli. E si studia in particolare quale sia il momento migliore per affrontare la battaglia. Se alle prime luci dell’alba o durante una lunga notte di preparativi. Puro opportunismo e colpevole irresponsabilità. In Calabria crescono in modo incontrollato le tensioni negli ospedali e nelle terapie intensive e i morsi della crisi economica stanno rodendo l’ossatura malata della società calabrese, nella totale assenza di guida istituzionale e politica. Le porte del palazzo si spalancano al malaffare e quelle di migliaia di piccole imprese commerciali all’aggressione feroce dell’usura e della ndrangheta, mentre si sta decidendo di rinviare le elezioni regionali addirittura tra febbraio e maggio 2021, con l’avallo interessato del Governo Conte. Ancora lunghi mesi di confusione e di non governo dei problemi e delle emergenze. Quanto potrà resistere lo spirito di sopportazione dei calabresi e quali estremi di scelleratezza dovrà raggiungere l’operato di chi ci governa?

Eppure, mentre in Calabria non si riesce a trovare una figura dotata di comprovata capacità professionale, di autorevolezza personale e morale e indipendenza intellettuale tale da fare uscire il sistema sanitario dal groviglio di inefficienza e di sperperi nel quale da anni è stato cacciato e non si riesce ad individuare una donna o un uomo in grado di guidare la regione in un percorso di rinascita e di sviluppo, la calabrese Antonella Polimeni  viene eletta prima donna Rettore dell’Università La Sapienza, che è la più grande d’Europa! Una delle tante contraddizioni di questa Calabria sempre di più “grande e amara”.

Siamo, come mai prima sull’orlo del baratro. I sindacati difronte allo sfascio invocano ancora una volta la supplenza della Magistratura, mentre i responsabili politici e di Governo nazionali e locali sembrano non accorgersi che tutto il tempo perduto ci sta spingendo definitivamente nell’abisso.

“FATE PRESTO”.