DALILA NESCI E GINEVRA DELL’ORTO. DUE DONNE PER IL RISVEGLIO DELLA CALABRIA

Calabria terra di contraddizioni e di sconfinate meraviglie.

Dalila Nesci

Partiamo dalla politica.

Di questi tempi può succedere anche che la linea politica a questo PD calabrese la detti Dalila Nesci, il Sottosegretario al Mezzogiorno del M5S.

Infatti, con una ben evidenziata intervista sul Corriere della Sera, di ieri, la giovane parlamentare grillina ha rotto gli indugi e le remore anche del Movimento, avanzando la sua candidatura alla Presidenza della Regione Calabria, lanciando apertamente le primarie di coalizione del centrosinistra allargato anche al civismo e in particolare a Luigi De Magistris, sfidato proprio sul terreno del confronto popolare diretto. La risposta del Sindaco di Napoli non si è fatta attendere, declinando l’invito e richiamandosi alla sua vocazione “rivoluzionaria”, che non contempla il ricorso ai vecchi riti della politica, come le primarie, quando non si è in grado di uscire dall’impasse e fare scelte politiche coraggiose.

Ma è evidente che la proposta-provocazione della Nesci, che non è la prima volta che tenta l’assalto alla Cittadella, è rivolta soprattutto al PD, che a Roma come a Catanzaro, naviga a vista con la barra rivolta solo in direzione di un accordo elettorale strategico, per le prossime amministrative, con quello che dovrebbe essere il nuovo Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Anche se, proprio partendo da Roma, il sempre più amletico Enrico Letta, capace di inventarsi ricette fiscali sudamericane, ha ricevuto una cocente delusione con il sostegno di Conte alla Raggi e la conseguente bocciatura della candidatura Zingaretti. Ma è proprio in Calabria che la mancanza di linea e i disastri degli ultimi anni con la gestione commissariale di Graziano e la tormentata esperienza di Mario Oliverio alla guida della Giunta regionale, il PD rischia di fare un definitivo flop, che riconsegnerà la regione alle truppe di Meloni e Salvini e farà sparire nel nulla tutte le velleità dei reduci democratici calabresi, cresciute all’ombra dei poco credibili “modelli” Reggio e Cosenza.

In questo scenario la stessa candidatura di Nicola Irto, intrinsecamente fragile, rischia di essere azzerata dal vento populista, che potrebbe abbattersi sulle primarie. Mentre non sono da escludere incursioni revansciste dei nostalgici di Oliverio, che non possono dimenticare che, quando le chiedeva Mario, le primarie furono drasticamente negate da un gruppo dirigente ottuso e pervaso da un delirio autolesionistico. Ecco perché l’uscita di Dalila Nesci potrebbe diventare dirompente e sconvolgere molti piani all’interno dell’area Dem-M5S.

Apparentemente meno turbolenta l’aria che si respira sul fronte opposto del centrodestra. Anche se i rapporti tra la Meloni e Salvini. a suon di sondaggi, sono ai minimi storici della reciproca affidabilità. Ma la destra italiana vive in maniera cruciale la grande incongruenza di godere del consenso elettorale maggioritario, ma di essere strutturalmente priva di una classe dirigente credibile e affidabile, al di là dei leader riconosciuti, Salvini, Meloni, Giorgetti e pochi altri e del patrimonio di consensi personali di Silvio Berlusconi. Da qui la cronica difficoltà di individuare candidati apprezzabili nelle elezioni per il rinnovo dei maggiori Comuni italiani, da Roma a Milano, stante il rifiuto di figure collaudate come Bertolaso e Albertini. In Calabria le cose dovrebbero essere meno complicate nella competizione per raccogliere l’eredità vincente di Jole Santelli e pure dopo la lunga parentesi ruspante di Nino Spirlì. La candidatura di Roberto Occhiuto non dovrebbe trovare ostacoli, solo che Matteo Salvini trovi il tempo e la voglia di sedersi al tavolo delle trattative con gli altri partner. Il resto della comitiva che dovrebbe accompagnare l’attuale Capogruppo alla Camera di FI al decimo piano della Cittadella è tutt’altro che a prova di qualità, salvo le dovute eccezioni. Malgrado ciò il centrodestra in Calabria è destinato ancora a vincere, per evidente inesistenza delle alternative.

 

È questa la Calabria che sta per uscire dalle rovine della pandemia, ma non dalla drammaticità dei suoi storici problemi sociali ed economici.

Eppure, per fortuna, c’è ancora chi crede che questa sia, malgrado tutto, la terra più invidiabile del mondo.

In questi giorni circolano sui social tante fake news e tanti pensieri spazzatura. Ma non è sempre così. L’altro ieri il mio amico Alfonso Roberto Pucci mi ha girato su Facebook uno straordinario scritto di Ginevra dell’Orso, che vive ormai da anni in Calabria, in un paesino di 200 abitanti, avendo lasciato Milano e la sua attività di Pubbliche relazioni e Interior design.

Alla domanda perché ha scelto di trasferirsi in Calabria la scrittrice risponde, tra l’altro:

“Bisogna avere una visione del mondo un po’ particolare per amare questo posto. Bisogna saper vedere, e non guardare! Bisogna cercare tra le piccole strade dei borghi antichi arroccati sulle colline che si affacciano sui due mari, senza paura di trovarsi proiettati in un mondo antico, ancora protetto, talvolta ingenuo, ma con tanta voglia di curiosare nel futuro... Per vivere qui serve fantasia, amore, incanto”.

E se questo diventasse finalmente il vero manifesto del cambiamento?  

(Network Gesc Soc Coop)